Fu fondato nel 1350 dall’importante e nobile famiglia orvietana dei Monaldeschi, ramo della Vipera, in lotta con gli altri rami del Cane, della Cervara e dell’Aquila. Era un periodo tormentato, segnato da scontri, guerre e lotte fratricide per il controllo e per il dominio del territorio. Intorno al XVI secolo, in seguito al sodalizio tra i Monaldeschi della Vipera e i Monaldeschi della Cervara, il castello visse un breve periodo fecondo e di sviluppo, fino alla donazione al Duomo di Orvieto avvenuta nel 1516. Iniziò così un lungo periodo di lento declino che durò per più di quattro secoli, fino all’acquisizione dell’intera proprietà da parte dei Marchesi Antinori, che dettero grande impulso di riqualificazione e valorizzazione al castello e all'intera tenuta.
L'acquisto della Tenuta della Sala avvenuta nel 1940 da parte del Marchese Angelo Antinori aveva fondamentalmente l'obiettivo di consentire a questi ultimi di estendere le proprie produzioni vinicole ai vini bianchi, a cui il territorio orvietano è da sempre particolarmente vocato. La Tenuta della Sala contava al momento dell'acquisto 29 fattorie e 483 ettari di campi e boschi, tra cui 52 ettari di uliveti e vigneti.
Sebbene la produzione di vino, olio e altri prodotti agricoli nella tenuta fosse accertata almeno dal XVII secolo (Morettigiani, 2014), epoca in cui il borgo del Castello risulta abitato da braccianti agricoli che lavoravano per conto dell'Opera del Duomo di Orvieto, al momento dell'acquisto da parte dei Marchesi Antinori, l'intera proprietà si presentava in stato di semi-abbandono, sia per quanto riguardava il Castello che per le produzioni agricole.
Due gli obiettivi perseguiti parallelamente dal Marchese: il recupero del Castello della Sala, bene storico artistico di grande valore, e il recupero e la valorizzazione dei terreni della tenuta, troppo poco sfruttati per la produzione agricola in generale e vinicola in particolare.
Inizia così una nuova pagina di storia e una grande opera di recupero del Castello, che viene gradualmente restaurato nel pieno rispetto delle forme e dei materiali originali.
Per quanto riguarda invece i terreni, dopo l'acquisto della tenuta il Marchese Antinori assume l'enologo Giacomo Tachis e dà così avvio a un periodo di grande trasformazione della viticoltura classica. In base a una revisione critica della regione vinicola del Chianti, si decide infatti di concentrare anche in Umbria i filari di viti in 'vigneti specializzati' piuttosto che nei grandi campi tradizionali, composti da vigneti sparsi insieme ad altri raccolti. I terreni vengono contestualmente migliorati per consentire una florida attività vitivinicola. Questa scelta è destinata a cambiare il volto del paesaggio rurale, che viene così riqualificato e valorizzato pur nel rispetto delle sue caratteristiche essenziali sia morfologiche che di utilizzo. I terreni incolti vengono lavorati e migliorati per ospitare vigneti; un po' ovunque nella tenuta si moltiplicano gli appezzamenti destinati ai filari. Un paesaggio che cambia, pur nel rispetto delle sue origini e delle sue vocazioni agricole, e in cui tutta la comunità locale (sia quella autoctona che quella aggiuntasi più recentemente) si identifica, facendo del Castello della Sala restaurato e della bellezza delle sue terre un luogo identitario, peculiarità e simbolo di tutto il territorio.
Nel 1961 il Castello della Sala riceve un riconoscimento ufficiale da parte del Ministero dell'Agricoltura Italiano per gli eccellenti livelli di produzione raggiunti. Ciò segna le sorti della Tenuta del Castello della Sala destinata da allora in poi, soprattutto dopo l'arrivo dell'agronomo Renzo Cotarella, a essere culla di prestigiosi vini, apprezzati e noti in tutto il mondo, primo tra tutti il celeberrimo Cervaro della Sala, presentato nel 1985 e famoso per essere uno dei vini bianchi italiani più apprezzati al mondo.
Gro Harlem Brundtland, durante la sua presidenza della Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo (WCED) fece la celebre affermazione secondo cui «lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali».
Questa frase ben si adatta al processo applicato nel caso della tenuta del Castello della Sala ed è il motivo per cui nel 2016 è stato candidato come rappresentante italiano al Premio Europeo per il Paesaggio.
Molti studiosi sono concordi nell'affermare che il paesaggio agrario contemporaneo si sia originato nel Rinascimento, quando cominciarono ad affermarsi le prime pratiche di dissodamenti e piantagioni specifiche (Sereni, 1961). L'agricoltura è da allora il principale strumento di antropizzazione dell'ambiente naturale e la struttura base di ogni ambiente rurale.
L'acquisto della tenuta del Castello della Sala da parte dei Marchesi Antinori avvenuta nel 1940 e finalizzata alla produzione di vino ha chiaramente comportato una evoluzione del territorio e dell'agricoltura in esso storicamente praticata. Tuttavia si è trattato di una evoluzione gestita e organizzata in modo estremamente moderno, secondo logiche che oggi definiremmo di "antropocentrismo sostenibile", che hanno saputo coniugare le esigenze di sviluppo aziendale con quelle di tutela e conservazione dei valori ambientali, sociali ed estetici del paesaggio. Un esempio interessante di questo approccio è il modo in cui lo sfruttamento del terreno per la produzione di vino e l'impianto di nuovi vigneti sia stato fatto nel rispetto della cultura promiscua che caratterizza l'Italia centrale sin dal periodo mezzadrile, in particolare della coesistenza storica dei due elementi cardine del paesaggio, la vite e ulivo. E' questa una caratteristica tipica e originale di tutto il centro Italia che purtroppo in più zone si sta perdendo per effetto di una prevaricazione della vite sull'ulivo che risulta estremamente dannosa per il paesaggio in quanto va a erodere un equilibrio paesaggistico e territoriale consolidato (Pazzagli, 2012). Ciò non è accaduto nel caso della tenuta del Castello della Sala dove l'armonia del paesaggio e la sua autenticità è dovuta a scelte di sostenibilità come questa. Allo stesso tempo però l'intervento effettuato dai Marchesi Antinori ha contribuito a valorizzare e ad arricchire il paesaggio e a sviluppare in esso nuove qualità sia per le produzioni di vino di altissima qualità (il cui connubio con il territorio è imprescindibile) sia per l'attrattività turistica dei luoghi.
Negli ultimi anni il fenomeno dell'enoturismo è cresciuto esponenzialmente, facendo del Castello della Sala una meta privilegiata di numerosi visitatori attratti dalla qualità delle degustazioni ma anche dalla bellezza del contesto paesaggistico in cui esse vengono svolte.
Da sottolineare che parallelamente a questi obiettivi di recupero e valorizzazione di beni storico artistici e del paesaggio rurale, l'intervento svolto nella Tenuta del Castello della Sala persegue anche un obiettivo sociale e di sviluppo economico del territorio. Sono infatti oltre 60 i lavoratori impiegati in maniera stabile o stagionalmente nella tenuta, con intere famiglie che vivono dell'economia creata da questa importante realtà produttiva. Per questo, riconoscendone l'importante ruolo trainante nei processi di valorizzazione storico-culturale e di sviluppo sostenibile del territorio, l'Amministrazione comunale di Ficulle nel 2017 ha concesso la cittadinanza onoraria al Marchese Piero Antinori e all'enologo Renzo Cotarella.